Prevenzione, mitigazione, ripristino: le regole d’oro per metanodotti ”verdi”
Conoscere tracciato
Una puntuale conoscenza del tracciato e dei territori che questo attraversa sono il presupposto fondamentale per la limitazione e la mitigazione dell’impatto ambientale dei cantieri per la realizzazione delle linee di metanodotto.
Esistono oggi soluzioni tecnologiche e software di rilievo e progettazione che consentono a progettisti e committenti di definire in dettaglio le geometrie delle aree di cantiere e la loro evoluzione nel tempo, in modo da ridurre l’impatto medio dimensionale dei cantieri e non il solo valore assoluto.
Modificare in maniera programmata le dimensioni delle aree, riducendole non appena la lavorazioni lo consentono e ottimizzandole secondo un cronoprogramma di ampio respiro è il primo strumento a disposizione di progettisti e imprese per ridurne l’impatto ambientale.
Una volta effettuato questo fondamentale, ma non scontato passo, occorre lavorare sulle procedure e sulle tecniche costruttive, investendo sulle attrezzature e sui mezzi di cantiere, con particolare attenzione a quelli più evoluti (rilevazione periodica con droni, automatizzazione dei processi costruttivi, monitoraggio costante con sistemi topografici laser e satellitari) che consentono di aumentare drasticamente la produttività, diminuendo quindi contemporaneamente le emissioni inquinanti e lo spreco di suolo.
La linea, meno “spessa” è, meglio è
Che si attraversi zone di natura incontaminata, aree coltivate o più o meno antropizzate, la regola d’oro è sempre la stessa: per mitigare l’impatto ambientale e sociale legato alla costruzione del metanodotto occorre implementare soluzioni logistiche e tecnologiche per limitare al massimo la larghezza del cantiere.
E’ altrettanto ovvio che il cantiere sarà sempre funzione diretta dei diametri di condotta che si devono posare, ma comunque, applicando tecniche innovative e una programmazione attenta e condivisa, è sempre possibile ridurre la dimensione del cantiere e quindi il suo impatto ambientale in misura significativa, avvantaggiandosi anche in fase di procedure di VIA (Valutazione Impatto Ambientale).
La disposizione delle piste, la scelta delle aree di stoccaggio materiali, ma anche l’implementazione di tecniche costruttive adeguate contribuiscono alla drastica riduzione del territorio “disturbato” dalla costruzione del metanodotto; queste considerazioni assumono maggiore importanza per diametri di linea importanti dove una riduzione percentuale del 25% delle larghezze di cantiere significa una riduzione in termini assoluti nell’ordine una o più decine di metri.
Il tutto, se moltiplicato per la lunghezza del lotto, che spesso può essere anche di diversi chilometri, significa ridurre l’area disturbata anche di centinaia di migliaia di metri quadri.
Le tecniche di costruzione di tipo “dragging” (letteralmente trascinamento) che prevedono che il tubo venga saldato in un’area di lavoro e quindi letteralmente trascinato attraverso la trincea, sono un’ottima alternativa alle tecniche tradizionali, così come la saldatura in trincea, in zone in cui lo spazio è ridotto o i parametri ambientali sono molto alti, è spesso l’unica alternativa disponibile..
Altrettanto importante è la riduzione dell’interazione con le falde acquifere e con i corsi d’acqua siano essi superficiali o sotterranei. In questo caso le tecniche (HDD) di perforazione direzionale orizzontale sono fondamentali per ridurre drasticamente o eliminare del tutto l’interazione con le aste idriche, con il vantaggio non secondario di non disturbare l’ambiente di superficie, dato che il tratto in questione per la sua costruzione richiede solamente lo scavo di una buca di spinta e di una, opposta, di ricezione.
Le tecniche di trivellazione orizzontale sono anche la migliore soluzione per superare interferenze di ogni altro tipo, come, ad esempio, quelle con direttrici stradali e ferroviarie o con altri sottoservizi.
Il ruolo delle macchine
L’evoluzione tecnologica delle macchine da cantiere ha poi consentito una drastica riduzione dell’impatto ambientale della costruzione di metanodotti sia dal punto di vista delle emissioni inquinanti sia da quello degli effetti indesiderati di sovracompattazione dei terreni in prossimità della trincea di posa della linea di metanodotto.
I principali Committenti e le imprese più avvedute oggi ammettono in cantiere solo macchinari con motorizzazioni in regola con le normative antinquinamento più rigorose, Stage V, capaci di ridurre le emissioni inquinanti di valori che possono arrivare fino al 98% rispetto a modelli di produzione meno recente.
La riduzione di emissioni dannose va di pari passo con una maggiore sicurezza di cantiere e con una naturale diminuzione del rischio di dispersioni di carburante e oli idraulici nelle aree di lavoro. In questo senso è fondamentale eseguire correttamente una manutenzione ordinaria e straordinaria rigorosa e periodica dei macchinari, per evitare le suddette dispersioni.
Le macchine di ultima generazione, poi, consentono di realizzare le stesse lavorazioni eseguite in passato da macchine di taglia più grande con mezzi più compatti; questo fattore consente la contestuale riduzione delle aree di cantiere e dell’impronta di compressione sul terreno che deve sempre essere limitata in quanto può danneggiare gli impianti radicali delle essenze arboree anche all’esterno dell’area di cantiere, nonché generare fenomeni di dilavamento in caso di pioggia.
In caso di attraversamenti di zone boscate, alcune interessanti applicazioni hanno consentito di ridurre la compattazione eccessiva del suolo nelle aree di cantiere. Ad esempio, il truciolo derivante dalla rimozione degli alberi lungo il percorso, invece di essere disperso nella foresta circostante (generando tra l’altro rischi di marcescenza) è stato utilizzato per realizzare una sorta di cuscino sopra il terreno da proteggere, preservandone l’integrità.
Occorre poi, in fase di progettazione (le cui prescrizioni devono essere seguite naturalmente in maniera rigorosa in cantiere) predisporre tutte le attenzione necessaria a salvaguardare la fauna locale, implementando soluzioni specifiche messe a punto per ogni determinata specie e non limitandosi a eseguire procedure standard o uniformate che spesso possono non avere alcun effetto o averne addirittura di negativi.
Attraversamenti protetti delle aree di cantiere per la fauna autoctona, mitigazione dell’impatto sonoro e delle polveri, nonché controllo del ciclo delle acque nelle zone circostanti al cantiere sono solo alcuni delle operazioni da prevedere; l’elenco non è esaustivo e deve essere implementato in relazione alle caratteristiche proprie di ogni lotto o addirittura dei sublotti da realizzare.
Niente sprechi …
Nel caso, molto comune sui nostri tracciati, di attraversamento di aree coltivate, è opportuno stoccare correttamente lo strato di scotico del terreno superficiale fertile per ripristinarlo una volta completata la posa e la ricopertura della linea.
Occorre però progettare con attenzione la collocazione dei cumuli di stoccaggio per evitare un’ulteriore interazione con i territori circostanti; inoltre, occorrerà pianificare con attenzione le operazioni di stoccaggio in modo da ridurre al minimo le movimentazioni del terreno per preservarne il valore qualitativo per l’attività agricola.
In caso di necessità di ripiantumazione delle essenze arboree rimosse o tagliate per consentire il passaggio del metanodotto (ovviamente il numero di abbattimenti dovrà essere limitato al massimo), si porrà particolare cura alla ripiantumazione di essenze autoctone, cercando di ripristinare anche il corretto mix di specie, attenzione questa fondamentale per la buona riuscita del processo di rinaturazione.
Per ridurre l’impatto dell’area di cantiere, è anche opportuno progettare le piste necessarie alla logistica avendo cura di utilizzare al massimo la viabilità agricola esistente, provvedendo al ripristino periodico della stessa in caso il passaggio intensivo dei mezzi ne compromettesse a cantiere aperto la continuità strutturale. Ovviamente a cantiere concluso, le piste verranno ripristinate, impiegando materiali tipici della zona attraversata, nonché rispettando le tipologie e la morfologia originaria.
Stessa attenzione verrà posta alle opere di canalizzazione irrigua, quando si avesse la necessità di modificarne temporaneamente o definitivamente il tracciato.
… e niente dispersioni
Nel caso fosse necessario rimuovere una linea precedente ormai obsoleta, occorrerà porre particolare attenzione alle opere di demolizione che, in genere vengono realizzate per segmentazione e rimozione successiva dei segmenti della linea: per evitare qualsiasi inquinamento accidentale durante le opere di rimozione al disotto dellle tubazioni da tagliare vengono posti teli in polipropilene per la raccolta di materiale e percolati. Tutte le tubazioni tagliate sono state stoccate provvisoriamente in cantiere per poi essere smaltite secondo le indicazioni della normativa vigente.
Per alcuni tratti molto limitati, in cui non sia possibile procedere con la rimozione, vengono attuati interventi di inertizzazione delle condotte. Una volta scavate le nicchie in corrispondenza dell’inizio-fine del tratto da inertizzare, vengono saldati fondelli in acciaio in corrispondenza delle due estremità. Da uno di questi (l’altro era adibito a sfiato) si pompa nella condotta un’apposita miscela cementizia. i fondelli vengono poi chiusi con tappi in acciaio saldati, evitando quindi anche nel lungo periodo ogni tipo di dispersione in ambiente.